«Ma dove sono?»
«Ti abbiamo dato dei calmanti perché eri agitata e toccavi tutti.» «Mi avete legato!»
«Solo per questa notte. Suona il campanello se hai bisogno di
qualcosa. Abbiamo paura che ti alzi e cadi per la debolezza. I calmanti possono dare questi effetti.»
Arrivata in ospedale, al Pronto Soccorso, toccavo tutti quan- ti – uomini, donne e bambini – dicendo di amarli. Mi sentivo Madre Teresa di Calcutta in quel preciso momento, con proprie- tà taumaturgiche e tanta benevolenza verso chiunque. Presto mi vollero dare delle gocce, ma le scaraventai a terra convinta che non ci fosse niente di male nel voler trasmettere un po’ di calore umano a degli ammalati poggiando le mie mani sulle loro, sulle teste, sulle fronti, sulle schiene.
La psichiatra, però, si arrabbiò molto con me e a un certo pun- to, per scansarmi, la sua mano scivolò lì, proprio lì, sulla mia par- te sacra, e non ci vidi più. La rimproverai. E allora tutti a tenermi come se fossi diventata una delinquente solo perché non volevo essere toccata da una psichiatra probabilmente lesbica (secondo Freud niente accade per caso, e se mi aveva toccato proprio lì c’era un motivo).
La prima notte al reparto psichiatrico era passata così, super sedata per colpa di una psichiatra forse lesbica, ma avevo dormi- to come una fata, tutta vestita, con la gonna bianca con dei fiori neri ricamati sporca di sangue (nel frattempo mi era venuto il ciclo) e una camicetta smanicata rosa salmone, anche questa con dei ricami. I miei capelli erano sconvolti ma nell’insieme potevo sembrare una bella morta, una pazza di quelle che nell’Ottocento davano fastidio in famiglia perché dicevano troppe verità, erano molto seducenti, arroganti, turbavano la quiete familiare, erano saccenti. Chissà quante medicine mi avevano dato, per legarmi per la paura che mi alzassi dal letto e cadessi!
E chissà cosa stava succedendo nel mio cervello, che iniziava piano piano a capire che le allucinazioni non erano apparizioni vere e concrete ma erano di nuovo i frutti di una mente inquieta.
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Ornella Spagnulo